Molino del Silvano
Lungo Via dei Molini si trova uno dei due maggiori panifici scoperti a Ostia, architettonicamente e funzionalmente legato ai Grandi Horrea, cui doveva essere originariamente unito da arcate che scavalcavano la strada: le dimensioni del complesso e il legame con i magazzini antistanti hanno indotto a ipotizzare che qui venisse prodotto e distribuito gratuitamente il grano ad alcune categorie privilegiate di residenti, senza che tuttavia se ne possa avere certezza.
Destinato non solo alla vendita, ma anche alla produzione del pane a partire dalla macinazione del grano, l’edificio fu costruito intorno al 120 d.C. e distrutto da un incendio alla fine del III secolo d.C.
L’edificio si affacciava sulla strada con sei tabernae, forse destinate alla rivendita del pane; sulla fronte di uno dei muri divisori si conserva il calco di una tabella fittile raffigurante attrezzi da lavoro, che ha fatto pensare che una delle tabernae potesse ospitare la bottega di un carpentiere che fabbricava gli attrezzi lignei necessari all’attività del panificio. Un’altra tabella rappresenta invece la figura di un genio con cornucopia, nell’atto di nutrire un serpente, che rappresentava forse l’associazione dei mugnai (pistores).
Gli ambienti più interni, pavimentati in basoli (come era d’uso negli ambienti da lavoro), ospitano le macine in pietra lavica con cui il grano veniva ridotto in farina. Le macine vere e proprie sono quelle composte da due elementi: una parte inferiore conica (meta) e una parte superiore a doppia svasatura (catillus), in cui veniva introdotto il grano e che veniva fatta girare dagli animali da soma. L’altro tipo è invece una vasca svasata che veniva usata per impastare la farina, con l’acqua contenuta nelle vasche poste negli ambienti di fondo, realizzate in epoca tarda: le forme di pane venivano poi cotte all’interno del grande forno alloggiato nel vano più settentrionale e quindi probabilmente vendute o distribuite nelle tabernae affacciate sulla strada.
Gli ambienti di fondo vennero ricavati, probabilmente in età severiana, tramezzando quello che in origine doveva essere un angiporto (uno stretto passaggio coperto) che si dipartiva dalla via di Diana; nel tratto adiacente alla strada venne ricavato un piccolo sacello, dedicato a Silvano, una divinità agreste e boschiva che riceveva culto soprattutto dal popolo. Il mosaico pavimentale presenta una scena di sacrificio, mentre le pitture raffigurano varie divinità, tra cui Iside, Fortuna, Annona e personaggi storici come Alessandro Magno e Augusto. Il mulino fu distrutto da un violento incendio nel 225-250 d.C. e quindi abbandonato.